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Risultati del sondaggio Italy Made:
“L’origine del prodotto: una leva in più?”

 

Noi di Italy Made ci siamo chiesti quanto le aziende italiane si mobilitino per l’informazione del consumatore e per capirlo abbiamo fatto una piccola intervista sul tema della produzione in Italia ad una ventina di piccole-medie aziende, tutte appartenenti all’area del produttivo nord-est.  

Crediamo che la difesa del prodotto italiano parta dalla corretta informazione del consumatore finale. La sensibilizzazione dell’opinione pubblica è di indubbia importanza: il consumatore deve essere informato sulle dinamiche della contraffazione e sulle conseguenze della delocalizzazione per poter fare una scelta consapevole.

Dai dati che pervengono da indagini statistiche (vedi per esempio l’ultima di Eurobarometro) risulta che il 94% dei consumatori dell’Unione Europea cerca un prodotto di buona qualità e l’84% è disposto a pagare di più per una migliore qualità. Il 69% dei consumatori europei, inoltre, cerca prodotti caratterizzati dal Paese d’origine.

E in Italia cosa succede? Il consumatore è interessato all’origine del prodotto o acquista in maniera indiscriminata?

Lo abbiamo appunto chiesto a questo piccolo campione di aziende, che secondo noi riflette comunque il pensiero di molti.

Secondo le aziende il consumatore è interessato alla provenienza del prodotto che compra oppure è indifferente alle problematiche della delocalizzazione e diffidarlo dal comprare facili imitazioni a basso prezzo è una perdita di tempo?

 

Ovviamente ci siamo informati sull’origine dei beni commercializzati dalle aziende contattate. Ne è risultato che la maggior parte delle aziende intervistate producono totalmente o quasi in Italia. Solamente due imprese producono circa il 30% in Italia ed il 70% all’estero, ma hanno alcune linee di prodotti 100% italiani Alcuni non hanno mai pensato alla delocalizzazione e credono che porti più svantaggi che vantaggi, in termini di perdita di credibilità.

Le domande che sono state poste ai titolari o ai responsabili che siamo riusciti a contattare sono:

  • I vostri prodotti, o alcune linee di prodotto, sentono la concorrenza straniera?
  • Ritenete importante comunicare al consumatore finale la vostra scelta di produrre in Italia?
  • Secondo Lei, incentivare le aziende che non delocalizzano e che continuano a produrre in Italia sarebbe un’idea valida?
  • Da chi dovrebbe partire questa iniziativa?

 

Abbiamo ricevuto risposte di vario tipo, soprattutto in base al settore di appartenenza delle aziende: innanzitutto secondo tutte le aziende intervistate comprare italiano hai i suoi vantaggi. Tra i vantaggi più nominati ci sono la garanzia di qualità superiore indiscussa, la lunga durata e la sicurezza del prodotto.

Nella maggior parte dei casi la concorrenza estera è molto sentita, soprattutto per quanto riguarda i semilavorati. In alcuni settori, per esempio nell’edile o nel commercio business to business, la concorrenza è sentita molto meno.

La comunicazione al consumatore finale è considerata un punto di forza dalle aziende. In ogni caso c’è un interesse a qualificarsi rispetto alla concorrenza, anche se la scelta di produrre in Italia non è presente nel messaggio pubblicitario ma solo nel certificato d’origine o nella comunicazione aziendale. La percezione è che il consumatore finale propenda decisamente per i prodotti italiani, escludendo ovviamente il settore del business to business. Solo alcune aziende  non ritengono che la produzione in Italia non sia un punto di forza e puntano su altre normative.

L’incentivazione alle aziende che non delocalizzano è ritenuta nella totalità dei casi un’iniziativa valida. Infatti senza un aiuto agli artigiani italiani il “Made in Italy” diventerà “Progettato in Italia”. Questi sussidi, però, devono compensare gli alti costi che derivano dal fatto di produrre in Italia.

L’iniziativa può partire sia dalle amministrazioni locali che da organizzazioni private, ma l’opinione più comune è che lo Stato o le organizzazioni politiche devono per primi appoggiare le aziende italiane e disincentivare chi produce all’estero e rivende i prodotti come se fossero Made in Italy.

 

Forse la popolazione non è ancora sensibile alla crisi del Made in Italy ma in futuro il mercato prediligerà sicuramente la qualità ed i prodotti a basso prezzo saranno molto meno richiesti. Ovviamente per rilanciare il Made in Italy le aziende devono produrre beni di alta qualità e in questo modo verranno premiate dai consumatori.

Avere un marchio che certifica l’origine dei prodotti è importantissimo: il consumatore deve avere il diritto di scegliere consapevolmente cosa acquistare.

 

 


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